Le piccole cose di Stefano Benni

"[..] quel tuo sorriso un po' lontano,
il gesto lento della mano,
con cui mi accarezzi i capelli"


Stefano Benni nacque a Bologna nel 1947, è autore di varie raccolte di poesie, ma il suo successo si deve principalmente ai romanzi e i racconti, tra cui Bar Sport (1976), Terra! (1983), Ballate (1991), Saltatempo (2001). Si dedicò agli studi classici (con scarsi risultati come ci viene riportato nella sua biografia), per poi innamorarsi della scrittura, nonostante cambiasse costantemente atenei universitari.

Le sue opere sono caratterizzate da un grande uso di giochi di parole, al fine di fare una parodia di altri stili letterari: i personaggi di Benni, nonostante siano descritti in situazioni paradossali o fuori dall'immaginario, rappresentano una critica satirica della società contemporanea.
Attraverso il suo tono satirico, in alcuni componimenti ritroviamo la denuncia di un rapporto di coppia logorato dall'esaustiva quotidianità: nel caso di "Le piccole cose" a parlare è la donna, che inizialmente si mostra affettuosa nei confronti del compagno, ma col passare del tempo inizia a nutrire rancore e disgusto nei suoi confronti.

Le piccole cose


Le piccole cose
che amo di te
quel tuo sorriso
un po' lontano
il gesto lento della mano
con cui mi accarezzi i capelli
e dici: vorrei
averli anch'io così belli
e io dico: caro
sei un po' matto
e a letto svegliarsi
col tuo respiro vicino
e sul comodino
il giornale della sera
la tua caffettiera
che canta, in cucina
l'odore di pipa
che fumi la mattina
il tuo profumo
un po' blasé
il tuo buffo gilet
le piccole cose
che amo di te


In questa prima strofa la donna elenca con tono affettuoso e confidenziale le piccole cose, i gesti quotidiani: le sue carezze ai capelli, il respiro mentre le riposa accanto, la caffettiera che "canta", l'odore della pipa del compagno, il profumo caratteristico e il gilet che si distingue dagli altri.
La strofa si conclude con l'espressione "le piccole cose che amo di te", che si ritrova in ogni strofa della poesia ma assume sfaccettature diverse.



Quel tuo sorriso
strano
il gesto continuo della mano
con cui mi tocchi i capelli
e ripeti: vorrei
averli anch'io così belli
e io dico: caro
me l'hai già detto
e a letto sveglia
sentendo il tuo respiro
un po' affannato
e sul comodino
il bicarbonato
la tua caffettiera
che sibila in cucina
l'odore di pipa
anche la mattina
il tuo profumo
un po' demodé
le piccole cose
che amo di te


Nella seconda strofa il tono diventa più infastidito, fa trasparire come il sentimento tra i due stia cambiando: così, il suo respiro diventa affannato, sul comodino troviamo il bicarbonato, il "canto" della caffettiera è ora un sibillo, il profumo è demodé; si nota così come la coppia stia proseguendo negli anni e la loro relazione si stia evolvendo con loro.


Quel tuo sorriso beota
la mania idiota
di tirarmi i capelli
e dici: vorrei 
averli anch'io così belli
e ti dico: cretino,
comprati un parrucchino!
e a letto stare sveglia
 a sentirti russare
e sul comodino
un tuo calzino
e la tua caffettiera che è esplosa
 finalmente, in cucina!
la pipa che impesta
 fin dalla mattina
il tuo profumo 
di scimpanzé
quell'orrendo gilet
le piccole cose 
che amo di te


Nell'ultima strofa si capisce che l'amore non è più lo stesso, che ormai si è logorato.
Le carezze ai capelli sono una mania fastidiosa, il respiro diventa russare, sul comodino c'è un calzino, la caffettiera in cucina ora è esplosa, il profumo diventa puzza di scimpanzé, il gilet adesso dà fastidio alla donna.

Accanto al sottile umorismo nei versi dell'autore si può denotare la malinconia dei vecchi tempi, quando l'amore era sincero e puro (come nella prima strofa), mentre è proprio l'estenuante quotidianità a rendere impossibile la convivenza tra due persone, che ora si ritrovano ad odiarsi.

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